Dopo l’emissione o la registrazione di una fattura, risulta essere possibile emettere una nota di credito con lo scopo di diminuire l’imponibile e la relativa Iva .
Questa necessità può verificarsi in diversi casi, come i seguenti
Risoluzione, revoca, annullamento di un contratto.
Abbuoni o sconti previsti contrattualmente.
Mancato pagamento da parte del cliente, a causa di procedure concorsuali o di procedure esecutive rimaste infruttuose.
Variazione in seguito ad accordi sopravvenuti tra le parti.
Resi di merce.
Altri errori nella fatturazione.
Quando si verifica uno di questi casi, il cedente del bene o prestatore del servizio ha la possibilità di recuperare la maggiore imposta che ha versato tramite l’emissione di una nota di credito nei confronti del cessionario o committente. La nota di credito risulta essere quindi il documento di rettifica che viene emesso dal venditore per stornare totalmente o parzialmente gli importi fatturati ad un cliente in precedenza.
L’acquirente che ha già registrato la fattura originale, dopo l’emissione della nota di credito, deve registrare la corrispondente variazione in aumento, nel caso in cui il cedente decida di avvalersi della facoltà di operare la variazione in diminuzione.
L’emissione del documento è piuttosto semplice, per un esempio è possibile vedere questo fac simile nota di credito.
La nota di credito ha la struttura di una fattura, con la sostituzione della dizione fattura con quella di nota di credito. La nota di credito deve essere numerata e contenere al proprio interno i dati delle due parti, l’indicazione dell’ammontare della variazione, i dati identificativi della fattura originaria.
Si tratta quindi di uno strumento molto semplice da utilizzare.