Lavorare all’estero è un desiderio molto diffuso tra gli italiani insoddisfatti della propria vita e della propria esperienza professionale: un desiderio che spesso nasce sia dall’insoddisfazione, come abbiamo detto, della propria situazione personale e lavorativa, sia dal fatto che si ritiene che all’estero vi siano possibilità di lavoro più concrete e più entusiasmanti anche sotto il profilo della crescita personale.
Fare un’esperienza di lavoro all’estero, infatti, non è una passeggiata: al contrario di quanto si possa pensare, per lavorare all’estero occorre avere uno spirito di iniziativa e di sacrificio molto spiccati, e la timidezza – tipica soprattutto dei giovani alla ricerca del primo contatto lavorativo – è una caratteristica bandita.
Non a caso nei vari annunci di lavoro all’estero che si possono leggere su Internet si legge spesso “astenersi timorosi, perditempo e alla prima esperienza”, e questo vale non solo per i lavori di livello elevato – come può essere un lavoro di dirigenza oppure un lavoro come impiegato presso un ufficio – ma anche per impieghi meno qualificati o diversamente qualificati, come può essere un impiego nel settore della ristorazione (cuoco, barista, lavapiatti, eccetera) oppure un mestiere come muratore, manovale, operaio, che in nazioni come la Svizzera per esempio è molto richiesto ed anche molto ben pagato.
Abbiamo suddiviso non a caso il lavoro all’estero in questi due grandi settori – lavoro d’ufficio e lavoro diversamente qualificato, ovvero la forma di lavoro che proviene dalle formazioni professionali – per far comprendere che le prospettive di lavoro all’estero sono aperte a tutti, anche a coloro che hanno qualifiche diverse da quelle ordinarie e spesso ricercate in Italia.
Una grande differenza tra l’Italia e i paesi stranieri è in effetti proprio questa: nel Belpaese, infatti, si tende a creare un divario tra il lavoro che è frutto di anni di studio – studio che culmina spesso con qualifiche universitarie, master, senza tuttavia riuscire ad affermarsi in quel determinato settore – ed il lavoro “manuale”, che può essere quello del cuoco che cucina per un ristorante locale o dell’operatore di cantiere che opera per le imprese edili.
E questo divario è sempre più spesso demonizzato, quasi come se il lavoro manuale fosse meno importante o meno qualificato rispetto al lavoro intellettuale: pensiamo ad esempio a quanti giovani, influenzati dal modus vivendi di altri loro coetanei, scelgono di frequentare l’università pur non avendo le idee chiare in merito al loro futuro, o a tutte quelle persone che si trovano a combattere contro i pregiudizi di chi non ritiene il lavoro manuale al pari di quello mentale ed intellettuale.
In questo potremmo dire che all’estero la situazione è molto diversa e che molte nazioni siano addirittura molti passi avanti rispetto all’Italia: non solo perché queste nazioni – viene in mente ad esempio l’Inghilterra, o la Germania, in cui il turismo è molto ben strutturato – assicurano lo stesso trattamento a chi lavora come impiegato e chi invece fa il cameriere, ma anche perché in un certo senso la presenza del turismo in questi paesi incentiva lavori diversi e diversamente qualificati.
Quindi, se state pensando di fare un’esperienza di lavoro all’estero, potrete sicuramente trovare buone occasioni per fare carriera anche se non siete dei dirigenti ma dei “semplici” cuochi o camerieri. Questo, ovviamente, vale in generale, perché non in tutti i paesi le cose funzionano così ed anzi, in molte nazioni la situazione è più difficile rispetto all’Italia stessa.
Tuttavia, ci sentiamo di dire che l’esperienza di lavoro all’estero è altamente formativa, sia dal punto di vista umano che sotto il profilo professionale, che siate o meno laureati o che abbiate o meno seguito corsi di formazione professionale.