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Come Fare una Diffida per Comportamento Scorretto

Una diffida per comportamento scorretto è una comunicazione formale con cui avvisi una persona o un’azienda che il loro modo di agire è inaccettabile, chiedi che cessi immediatamente e, se serve, preannunci che ti tutelerai in sede legale se la situazione non cambia. È una sorta di “ultimo avviso serio” prima di passare a denunce, cause civili, segnalazioni ad autorità o organismi di controllo. Proprio perché ha questo peso, è importante che sia scritta bene, con un tono fermo ma corretto, basata su fatti verificabili e su richieste chiare.

Prima ancora di scrivere, conviene chiarirti le idee su che cosa stai contestando esattamente. “Comportamento scorretto” può voler dire molte cose: un vicino che ti molesta o ti rende la vita impossibile con rumori o intrusioni, un’azienda che usa pratiche commerciali aggressive o ingannevoli, un ex partner o collega che diffonde voci lesive della tua reputazione, un fornitore che non rispetta in modo grave e ripetuto gli accordi presi, un amministratore condominiale che agisce in modo opaco. Più riesci a trasformare l’idea generica di scorrettezza in fatti concreti, con date, episodi e conseguenze, più la tua diffida sarà efficace e meno rischierai di cadere a tua volta in affermazioni diffamatorie o vaghe.

Una volta individuati i fatti, raccogli tutto ciò che può documentarli: contratti, email, messaggi, fotografie, registrazioni di conversazioni solo se lecite, verbali di assemblea, eventuali referti medici o relazioni tecniche se ci sono stati danni materiali o alla salute. Non devi per forza allegare tutto alla diffida, ma avere questo materiale a disposizione ti aiuta a scrivere in modo preciso e ti servirà nel caso la situazione sfoci in una causa o in un ricorso presso un’autorità. È anche il momento in cui può essere utile chiedersi se sia opportuno farsi aiutare da un avvocato: non è obbligatorio per fare una diffida, ma la firma di un legale spesso dà maggiore forza e ti aiuta a evitare errori.

Sul piano formale, la diffida va impostata come una vera e propria lettera. In alto inserisci i tuoi dati completi, con indirizzo, eventuale codice fiscale o partita IVA e recapiti, e subito sotto quelli del destinatario, siano essi una persona fisica, una società o un ente. È utile indicare un oggetto chiaro, ad esempio “Diffida e messa in mora per comportamento scorretto” oppure “Diffida a cessare condotte lesive della persona/attività”. Questo aiuta sia il destinatario sia, eventualmente, un giudice a capire subito di che tipo di comunicazione si tratta.

Nel corpo della diffida racconti i fatti in modo ordinato e il più possibile cronologico. Di solito si parte da una breve premessa che spiega il rapporto tra te e il destinatario, per esempio il contratto che vi lega, la vicinanza di casa, il rapporto di lavoro o di collaborazione. Poi si descrivono gli episodi che ritieni scorretti: cosa è accaduto, quando, dove, con quali modalità. È importante usare un linguaggio sobrio e preciso, evitando insulti, giudizi gratuiti o frasi come “mi rovinate la vita” senza dettagli. Molto meglio indicare episodi specifici, eventuali testimoni, richiami a comunicazioni precedenti in cui avevi già segnalato il problema, senza essere ascoltato. Se il comportamento scorretto viola un contratto, un regolamento o norme specifiche (ad esempio norme condominiali, clausole di un contratto di fornitura, regole aziendali), può essere utile richiamarle, almeno in modo essenziale, precisando in cosa consiste la violazione.

La parte centrale della diffida è quella in cui formuli le tue richieste. Qui devi chiarire che cosa pretendi concretamente dal destinatario: la cessazione immediata di un certo comportamento, la rimozione di contenuti offensivi pubblicati online, la rettifica di informazioni false, il ripristino di una situazione precedente, il rispetto di una clausola contrattuale, l’astensione da ulteriori contatti o molestie, la restituzione di somme indebitamente trattenute, il risarcimento di danni già subiti. È importante che queste richieste siano realistiche e coerenti con i fatti narrati. Puoi anche fissare un termine entro cui ti aspetti una risposta o l’adempimento, per esempio alcuni giorni o settimane dalla ricezione della diffida; questo termine non deve essere necessariamente lunghissimo, ma neppure irragionevole, perché un giudice potrebbe tenerne conto in seguito. Come esempio è possibile vedere questo modello di diffida per comportamento scorretto su Formulari.net.

Accanto alle richieste è tipico inserire un avvertimento sul fatto che, in mancanza di riscontro o di cessazione del comportamento scorretto, ti ritieni costretto a tutelarti in ogni sede competente, senza ulteriori avvisi. Detta così, la formula non è una minaccia, ma un modo corretto per far capire che la diffida non è una semplice lamentela informale, bensì un passo che potrebbe preludere a un ricorso al giudice, a un esposto, a una denuncia o ad altri strumenti legali. Non è necessario entrare nel dettaglio delle azioni che intraprenderai, a meno che tu lo ritenga strategicamente utile e sia certo di poterle sostenere.

Lo stile della diffida ha il suo peso. Un tono troppo aggressivo, con insulti o frasi offensive, rischia di indebolire la tua posizione e, nei casi peggiori, di esporre te a contestazioni per diffamazione o minaccia. Un tono troppo remissivo, invece, può trasmettere l’idea che non sei davvero deciso a proseguire. L’equilibrio migliore è quello di una lettera ferma ma educata, che espone fatti e richieste con calma, senza giri di parole inutili e senza sfoghi emotivi. Se la scrivi da solo, può essere utile rileggerla a mente fredda il giorno dopo, per limare espressioni eccessive o poco chiare.

Per quanto riguarda la forma esterna, la diffida dovrebbe riportare data e luogo di redazione e concludersi con la tua firma leggibile. Se ti fai assistere da un avvocato, normalmente la lettera verrà scritta su carta intestata del professionista e firmata da lui; in tal caso sarà il legale a indicare anche eventuali riferimenti normativi più specifici e a valutare il tenore delle richieste economiche o risarcitorie. Non è obbligatorio, ma spesso la presenza di un avvocato induce l’altra parte a prendere più seriamente la comunicazione.

Il modo in cui invii la diffida è fondamentale perché determina la possibilità di provarne l’invio e la ricezione. In ambito italiano il mezzo più usato è la raccomandata A/R, che ti restituisce una ricevuta con la data in cui il destinatario ha ricevuto la lettera. Se disponi di una casella di posta elettronica certificata e il destinatario ha a sua volta un indirizzo PEC valido, l’invio via PEC è ancora più rapido e ha un forte valore probatorio, perché genera ricevute elettroniche con data e ora certe. In alcuni contesti, per esempio nei rapporti con aziende o professionisti, la PEC è ormai il canale preferito. L’invio tramite semplice email o consegna a mano è più debole dal punto di vista della prova e andrebbe usato, se proprio necessario, solo come integrazione, magari facendosi firmare per ricevuta una copia.

Dopo l’invio, conserva con cura copia della diffida, delle ricevute di raccomandata o PEC e di eventuali allegati. Questi documenti saranno la base per qualsiasi passo successivo. Se il destinatario risponde in modo costruttivo e si apre uno spazio di dialogo, la diffida avrà avuto l’effetto di far prendere sul serio il problema e di avviare una soluzione. Se invece non ricevi risposta o il comportamento scorretto continua, la diffida diventa la prova che hai tentato una soluzione bonaria e che hai messo formalmente sull’avviso l’altra parte. In molte procedure, civili e amministrative, questo è un presupposto importante per dimostrare la buona fede e, talvolta, per chiedere il ristoro dei danni o degli oneri legali.

Bisogna ricordare che una diffida non sostituisce, da sola, un’azione legale, né garantisce che l’altra parte smetterà automaticamente di comportarsi in modo scorretto. È però uno strumento di pressione legittimo, che mette le cose nero su bianco e spesso basta, da solo, a far cambiare atteggiamento. Per i casi più delicati, che coinvolgono reati, violenza, stalking o situazioni di forte squilibrio di potere, è sempre preferibile rivolgersi subito a un avvocato o a uno sportello di tutela, perché la diffida va inserita in una strategia più ampia di protezione e non deve esporre ulteriormente la persona che subisce il comportamento scorretto. In tutti gli altri casi, una diffida ben scritta, documentata e inviata con mezzi tracciabili è un modo serio, lineare e rispettoso per far valere le proprie ragioni senza saltare subito allo scontro giudiziario.

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