Se ci è capitato di porci la domanda relativa a cosa risulta essere un protesto, potremo finalmente ricevere una risposta esaustiva. Il protesto è un atto formale che serve a contestare un mancato pagamento, sia esso inerente ad una cambiale oppure ad un assegno bancario.
Non sono rari i casi in cui ci si ritrova con una cambiale non compilata, lasciata in bianco per esigenze commerciali, che viene poi contestata dall’acquirente e, di conseguenza, non più pagata: il creditore è nel pieno diritto di fare valere il proprio credito e di rivolgersi, quindi, ad un ufficiale giudiziario che protesterà colui il quale avrebbe dovuto pagare quanto dovuto.
Il protesto si avvale, tuttavia, di regole precise che devono essere rispettate nella sostanza e nella forma, per non perdere il diritto alla riscossione del debito.
Prima di tutto, un protesto deve essere apposto entro due giorni feriali dal giorno della scadenza, e deve essere eseguito da un notaio o da un ufficiale giudiziario.
Tuttavia, chi si impegna a saldare un pagamento può evitare che tale procedura si metta in moto semplicemente inserendo una clausola specifica sulla cambiale, come la voce “senza spese” o “senza protesto”.
Quando eseguito, comunque, il protesto deve essere registrato sulla cambiale stessa, sebbene in taluni casi si preferisce redigere un ulteriore documento, consegnato a parte.
Attenzione a che siano contenute tutte le informazioni necessarie perché il protesto sia valido, e dunque, data, città in cui si esegue, nome del richiedente, motivazioni e firma dell’ufficiale giudiziario e del notaio.
Il protesto può essere cancellato, bisogna però seguire una procedura precisa, che prevede il pagamento del debito, e che varia a seconda del tempo passato dal momento in cui il protesto è avvenuto. Per dettagli è possibile vedere questa guida su come cancellare un protesto su Iprotestati.com.
Risulta essere sempre importante evitare di essere protestati, poiché per un semplice ritardo di un pagamento si rischia di essere considerati come non più affidabili da parte delle banche, che non concederanno più facilmente prestiti e mutui.